Evocare l’idea dei valori cristiani in relazione ai paradigmi letterari implica un impegno morale nell’evoluzione del pensiero e della cultura, proprio per comprendere il significato di quei mondi in una luce profonda e giocosa.
Cosa significa innanzitutto il valore cristiano, qual è la dimensione che possiamo attribuirgli e quale ruolo chiave svolge nella configurazione di un progetto culturale, soprattutto letterario?
Viviamo nell’epoca della morte di Dio. Almeno ufficialmente. In realtà, le cose non sono così semplici. Le forze dello spirito non possono essere represse in questo modo. Pur avendo ufficialmente escluso Dio, il mondo contemporaneo nelle società occidentali nutre una nostalgia di spiritualità. Ne è prova l’entusiasmo di questo mondo per la saggezza orientale, le arti marziali orientali o discipline come il Tai Chi e il Chi Qong. Spesso, dopo aver praticato queste discipline, chi le pratica riscopre le proprie radici cristiane. Quando la Chiesa parla dell’interiorità, il mondo, interessato, persino appassionato della sua parola, si rivolge ad essa.
La Chiesa interiore ha un futuro luminoso davanti a sé. Così come Cristo, maestro di saggezza. Nessuno può dire cosa accadrà, nessuno sa nulla. Ma possiamo ragionevolmente supporre che questo entusiasmo per la vita interiore crescerà nel mondo a venire. Per una semplice ragione. Solo la religione vissuta dall’interiorità dà senso alla vita.
Cosa che il mondo contemporaneo non è in grado di fare. Viviamo l’agonia di un mondo in cui la vita non ha più senso o ha solo un senso soggettivo. Il tempo dell’individualismo e dell’assurdità è finito.
Queste possono essere considerate semplici definizioni che, per un’esigenza intellettuale, possiamo dare al cristianesimo, non necessariamente nella sua qualità di religione, ma anche come dialogo interiore che coinvolge sia un’emozione sia quella che Alexandru Dragomir chiamava la banale memoria del ricordo.
Ma al di là di queste definizioni, comprendiamo che l’esperimento in quanto tale è stato una coordinata di principio specifica delle trasformazioni sociali e culturali che hanno segnato il destino dell’Europa in particolare.
Tali rivoluzioni si verificarono soprattutto nella stilistica letteraria che, sempre, per un’intenzionale e coraggiosa
incoscienza, ebbe il talento di sfumare fino al punto da giungere a presentare l’impresentabile, una condizione postmoderna di cui i personaggi letterari hanno goduto appieno. Ma i valori cristiani sono gradualmente scomparsi da queste equazioni, diventando una lettera rigida, poiché la ragione è stata sostituita dall’ironia e dall’eterogeneità, come dimostra in particolare l’opera di Thomas Pynchen.
Allora, cosa fare? È possibile tornare alla logica cristiana nelle costruzioni letterarie, alle proiezioni cristiane razionaliste-dostoevskiane, per esprimerci nei termini di Umberto Eco?
Sono domande che possono ricevere innumerevoli risposte, che certamente suscitano l’interesse e la curiosità di chi è dedito a comprensioni autentiche, ma che sfociano in un profondo dilemma ovvero: cosa crede chi non crede? Partendo da questo dilemma, da un punto così delicato, sarebbe opportuno provare a ripensare i valori letterari contemporanei, quelli che hanno edulcorato il Nulla e l’Assurdo, abbandonando e dimenticando la metafora del Regno di Dio, diventata più una tentazione creativa che una necessità letterari
Tudor Petcu

Il prof. Tudor Petcu fa parte del Dipartimento Filosofia delle Religioni dell’Università di Bucarest, è membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Dimitrie Cantemir, professore di filosofia presso la Little London International Academy, scrittore, filosofo, dottore di ricerca in Filosofia della politica e collaboratore presso il Dipartimento di scienze della storia e della documentazione storica nella Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Milano.